In Italia, la carenza di personale infermieristico è diventata un problema di grande rilevanza, con conseguenze significative sul sistema sanitario nazionale. Mentre il Paese ha un eccesso di medici, la mancanza di infermieri è una sfida che richiede soluzioni immediate. In questo articolo, esamineremo la situazione della carenza di infermieri in Italia analizzando le cause e le possibili soluzioni a questo problema critico.
Quanti infermieri mancano in Italia
Diverse associazioni e istituti di ricerca hanno cercato di quantificare la carenza di infermieri in Italia. La Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi) stima che nel Paese servirebbero circa 63.500 infermieri in più rispetto a quelli attualmente impiegati. Secondo questa stima, sarebbero necessari 27.000 infermieri al Nord, circa 13.000 al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole. Un altro studio condotto nel 2020 dal Censis in collaborazione con la Fnopi ha calcolato una carenza di 57.000 infermieri nel personale sanitario italiano.
La carenza di infermieri in Italia è particolarmente significativa se confrontata con la media europea. Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), nel 2020 l’Italia aveva 6,3 infermieri ogni mille abitanti, mentre la media europea era di 8,3. Inoltre, il rapporto dell’Ocse evidenzia che in Italia c’è solo 1,6 infermieri ogni medico, rispetto alla media europea di 2,2.
Troppi medici, poca attrattiva per gli infermieri
Una delle cause della carenza di infermieri in Italia è l’eccesso di medici. L’Italia ha il più alto numero di medici per abitante al mondo, con oltre 600 medici ogni 100.000 abitanti nel 2005. Tuttavia, la competizione nel settore pubblico è estremamente alta e molti giovani medici devono affrontare lunghe attese prima di trovare un impiego stabile.
Questo eccesso di medici è stato generato da un incremento significativo del numero di studenti di medicina negli anni ’70 e ’90. Tuttavia, la riduzione del numero di iscritti alle facoltà di medicina a partire dagli anni ’90 ha portato a una diminuzione del numero di medici formati. Nonostante ciò, il sistema sanitario italiano soffre ancora di una mancanza di fondi, scarse opportunità di carriera e nepotismo, rendendo l’attrattiva per i professionisti stranieri molto limitata.
D’altra parte, il settore infermieristico si trova ad affrontare una situazione opposta. L’Italia ha una scarsità di infermieri rispetto ai medici, con la maggior parte di essi (70%) impiegati in strutture pubbliche. Nel 2006, la Federazione nazionale Ipasvi ha stimato una carenza di circa 60.000 infermieri, che rappresentava una mancanza di copertura dei posti di lavoro pari al 15%.
Risorse dall’estero
Per affrontare la carenza di infermieri, l’Italia potrebbe contare sull’assunzione di personale proveniente dall’estero. Tuttavia, a causa della competizione con altri Paesi che offrono salari più elevati e migliori condizioni di lavoro, il numero di infermieri stranieri in Italia è ancora relativamente basso. Nel 2005, c’erano circa 6.730 infermieri stranieri in Italia, di cui un terzo provenienti dall’Unione europea.
Per facilitare l’assunzione di personale infermieristico straniero, sono stati stabiliti accordi tra istituzioni. Ad esempio, l’Italia ha un accordo interistituzionale con la Spagna, un Paese che ha un surplus di infermieri, per facilitare l’assunzione di personale sanitario. Inoltre, alcune Regioni italiane hanno stipulato accordi bilaterali con istituti di formazione all’estero per richiamare personale infermieristico. La regione Liguria , per esempio, (alla pagina https://www.cosavedereagenova.it/carenza-infermieri-in-liguria/ trovi un interessante approfondimento) . La Regione Veneto, per esempio, ha stipulato un accordo bilaterale con alcuni istituti di Bucarest e Pitesti e la Provincia di Parma con la Provincia di Cluj-Napoca.
Queste iniziative sono state positive, ma il numero di infermieri stranieri in Italia rimane relativamente basso a causa delle difficoltà linguistiche e delle politiche di immigrazione restrittive.
Assistenza sanitaria a casa e ruolo delle badanti
L’invecchiamento della popolazione italiana richiede un impegno sempre maggiore nell’assistenza agli anziani. La domanda di badanti e assistenti/operatori socio-sanitari supera addirittura quella degli infermieri. Secondo recenti indagini, in Italia ci sono circa 500.000 lavoratori stranieri impiegati nell’assistenza agli anziani. La carenza di assistenza pubblica e i cambiamenti sociali hanno contribuito all’aumento del mercato delle badanti private, la maggior parte delle quali sono straniere.
Molti di questi lavoratori non hanno un regolare permesso di soggiorno, ma svolgono un ruolo fondamentale nella società italiana. Per affinare le loro competenze, molte autorità locali hanno organizzato corsi di formazione per il primo soccorso e le cure di base.
Conclusioni
La carenza di infermieri in Italia rappresenta una sfida significativa per il sistema sanitario nazionale. Mentre il Paese ha un eccesso di medici, la mancanza di infermieri sta mettendo a dura prova il sistema. Le stime indicano che sarebbero necessari decine di migliaia di infermieri aggiuntivi per soddisfare le esigenze della popolazione. Occorre ripensare a fondo il ruolo dell’infermiere: il futuro dell’infermiere in quanto tale è determinante (qui trovi un bell’approfondimento), e questa figura deve essere adeguata per la sostenibilità del nostro sistema sanitario.
Per risolvere questo problema, sono necessarie misure immediate. L’incremento dei corsi di formazione per infermieri è un passo nella giusta direzione, ma la domanda di personale rimane elevata. È anche importante adottare politiche per attrarre infermieri stranieri, semplificando le procedure burocratiche e migliorando le condizioni di lavoro e i salari offerti. Inoltre, è fondamentale migliorare la formazione e le opportunità di carriera per gli infermieri italiani, al fine di creare un ambiente lavorativo più attraente e stimolante .
In conclusione, la carenza di infermieri in Italia è un problema complesso che richiede l’attenzione e l’impegno di tutte le parti interessate. Solo attraverso un approccio globale e strategie mirate sarà possibile affrontare efficacemente questa sfida e garantire un adeguato livello di assistenza sanitaria per tutti i cittadini italiani.