Cecilia, nata il 10 maggio 1900 a Wendover, in Inghilterra, sin dalla più tenera età si dimostrò molto portata per gli studi scientifici. Dopo aver deciso di dedicare la sua vita all’astronomia e all’astrofisica, la donna si mise a studiare la composizione delle stelle, ribaltando completamente le teorie allora vigenti. Con la sua rivoluzionaria tesi intitolata Stellar Atmospheres, Cecilia Payne mise in discussione le conoscenze della comunità scientifica dell’epoca.
Cecilia Payne scoprì invece che il Sole è composto principalmente da idrogeno ed elio, che insieme costituiscono circa il 98% della sua massa e poco meno del 100% del suo volume. “La più brillante tesi di dottorato in astronomia mai scritta” – ebbe a dire l’astronomo Otto Struve negli anni ’60, a proposito del lavoro della scienziata inglese. Ma il mondo dell’astrofisica non era pronto, all’epoca, ad accettare una tesi così rivoluzionaria, soprattutto perché arrivava da una donna.
La comunità astronomica internazionale accettò i suoi studi rivoluzionari, che cambiarono per sempre alcune delle teorie fino a quel momento accreditate. Ma il nome di Cecilia Payne si perse nel nulla, rimanendo nella storia soltanto quello di Henry Norris Russell. Solo dopo molti anni la donna, oggi una delle astronome più importanti di sempre, ottenne il giusto riconoscimento. Nel 2002 Jeremy Knowles, preside della facoltà di Arti e Scienze presso l’Università di Harvard, commentò:
“Il più importante contributo scientifico di Payne-Gaposchkin è stata la scoperta che l’idrogeno è milioni di volte più abbondante che qualsiasi altro elemento nell’universo. Ogni studente sa che Newton ha scoperto la gravità, che Darwin ha scoperto l’evoluzione, che Einstein ha scoperto la relatività. Ma quando si parla della composizione del nostro universo, i testi di scuola dicono semplicemente che l’elemento prevalente è l’idrogeno. E nessuno si domanda come facciamo a saperlo… Dopo l’assegnazione del suo dottorato, Cecilia tenne delle lezioni al dipartimento di astronomia, ma non vennero mai inserite nell’elenco dei corsi. Ha diretto la ricerca universitaria senza che fosse fatto il suo nome, non aveva alcun titolo per effettuare le sue ricerche, e il suo misero stipendio era classificato dal dipartimento sotto la voce “attrezzature”. Ma nonostante tutto sopravvisse e prosperò”.
Molto interessante, grazie per la pubblicazione
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