George Best

George Best

Fuoriclasse nato a Belfast nel 1946, George Best è considerato il più forte giocatore nordirlandese di tutti i tempi, nonché tra i migliori calciatori della storia.

Quando Bob Bishop, uno scout del Manchester United, lo scopre, invia questo telegramma a Busby, leggendario manager dello United: “Penso di aver scoperto un genio”. George ha 15 anni. Il debutto a 17 anni nella First Division.

Idolo indiscusso del Manchester United con cui vince la Coppa dei Campioni nel 1968, anno in cui appena ventiduenne conquista anche il Pallone d’oro, il “Quinto dei Beatles”, come è soprannominato per via della sua capigliatura a caschetto molto simile a quella dei membri della band di Liverpool, può essere considerato il primo calciatore pop, un’icona per la sua generazione.

George Best ha una vita vissuta tra eccessi e vizi. È bello, ricco, famoso e pieno di donne. Celebri la sue frasi “Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato” o “Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcool. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita”. Frasi diventate una specie di sintesi della sua esistenza trasgressiva ed esagerata.

Un genio ribelle che ha talento da buttare e l’ha buttato. La prima moglie Angie racconta: “Ha provato due volte la riabilitazione, è stato assolutamente inutile. Tutto quello che ha fatto è stato finire per avere una relazione con una delle infermiere“. La coppia si è conosciuta a metà degli anni ’70 a una festa a Malibu, in California, dove Angie, ex coniglietta di Playboy, si è trasferita per seguire una carriera come modella. Best dorme con la migliore amica della moglie non disdegnando di passare anche tra le lenzuola della cognata.

Una vita al limite delle possibilità che il 25 novembre del 2005 gli presenta il conto. Quel giorno in una clinica privata londinese il 59enne fenomeno nordirlandese chiude gli occhi per sempre a causa di un’infezione epatica.

Tre anni prima ha subito un trapianto di fegato, gravemente danneggiato a causa dei problemi di alcolismo di George.
Trapianto avvenuto tra mille proteste perché una parte del Paese era contraria alla decisione di dare un organo sano a un bevitore incallito.

Dopo l’operazione per un po’ Best sembra avercela fatta. Ringiovanito, allegro al fianco della seconda moglie Alex, viene fotografato al massimo con in mano un bicchiere di acqua minerale.
Ma dura poco, tempo un anno ed eccolo di nuovo seduto al pub preferito nel quartiere Chelsea di Londra, a ubriacarsi, e a tradire la consorte, che alla fine lo lascia.

Sul letto di morte si pente di non essere riuscito a smettere di bere e prega Phil Hughes, suo agente e amico, di scattargli una serie di fotografie che lo mostrino a due passi dalla fine. Il volto giallo, gli occhi cerchiati di rosso, lo sguardo spento, il corpo ridotto a pelle e ossa. Poi chiede che le foto siano pubblicate sul News of the World domenicale, di grande diffusione nel Regno Unito, come monito sui pericoli dell’alcol. Sotto una foto che lo ritrae nel letto di ospedale le sue ultime parole pubbliche: «Don’t die like me» («Non morite come me»).



Il suo funerale è trasmesso in mondovisione da Sky. A omaggiare il feretro dell’ex fuoriclasse
oltre mezzo milione di persone e numerose celebrità. Il “funerale più grande dopo quello di Lady D”, secondo il tabloid britannico The Sun.

Di questo campione irriverente e irresistibile
dal dribbling folgorante capace di incantare i tifosi sugli spalti con i gol, tutte quelle finte e i numeri a volte sfacciati che nessun altro sapeva fare, rimane il ricordo, le sue frasi storiche e quel coro che si ripete nell’Irlanda del Nord e all’Old Trafford come un mantra: “Because Maradona good, Pelè better, but George… Best“. (Perché Maradona è bravo, Pelè è meglio, ma George… è il migliore).

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