Questa storia inizia a Padula, in Campania.
Qui il 30 agosto del 1860 nasce Giuseppe Joe Petrosino che nel 1873 insieme a tutta la famiglia si trasferisce a New York alla ricerca di fortuna e speranza, come fecero 4 milioni gli italiani tra il 1860 e il 1915.
Una volta arrivato in America Joe si arrangia e inizia a lavorare prima come venditore di giornali e poi come lustrascarpe. Lo fa in un posto ben preciso: di fronte al Dipartimento di Polizia. Il motivo è semplice. Da sempre ha un sogno e vuole realizzarlo: diventare un poliziotto.
Ed è così che inizia a fare amicizia con i poliziotti e passa informazioni utili alle indagini. Nel 1877 ottiene anche la cittadinanza statunitense e inizia a lavorare come netturbino. Anche questo lavoro, rappresenta un legame con la polizia: i netturbini lavoravano infatti come dipendenti della Polizia e per questa ragione Joe entra ancora di più nelle grazie del Dipartimento, diventando un preziosissimo informatore.
Un giorno, munito di scopa, riesce a sventare un agguato al capo della Polizia da parte della mafia ed così che si conquista finalmente la divisa. Il sogno è realizzato.
Dopo il distintivo, arriva la carriera e le amicizie importanti. La più importante di tutte, forse, è quella con l’allora assessore alla Polizia, Theodore Roosevelt, che nel 1901 diventa Presidente degli Stati Uniti.
Joe è convinto che per rompere i legami tra mafia siciliana e americana c’è bisogno di tornare a casa, in Italia. Ed è così che si reca a Palermo. Ma la sera del 12 marzo 1909, in Piazza Marina a Palermo, Joe Petrosino viene ucciso dalla mafia con 4 colpi di pistola.
A New York si svolgono dei funerali epici, con più di 250 mila persone in corteo, tra cui il Presidente Roosevelt. Oggi, grazie al lavoro appassionato e tenace di Joe, molte delle tecniche di lotta alla criminalità organizzata pensate sul campo in quegli anni, sono ancora praticate dalle Forze dell’ordine.
Ho letto la storia di Joe Petrosino, a suo modo singolare (un italiano che diventa poliziotto negli Stai Uniti… oggi sarebbe forse più complicato). E mi è davvero dispiaciuto non aver potuto visitare la sua casa natale a Padula (banalmente, il sito non aveva aggiornato gli orari di apertura e mi sono trovato con la casa-museo chiusa). Ci riproverò la prossima volta.