Stanley Martin Lieber, meglio conosciuto come Stan Lee, nasce il 28 dicembre 1922 a New York da una famiglia poverissima di immigrati ebrei di origine romena.
Entra a soli diciassette anni nella casa editrice di fumetti Timely Comics dove inizia a fare piccoli lavoretti. Poi due anni dopo la svolta.
Gli viene chiesto di scrivere una pagina di testo da pubblicare come riempitivo su un numero di Capitan America. Un successo. In breve viene promosso dal ruolo di scrittore di riempitivi a quello di sceneggiatore di fumetti completi, diventando probabilmente uno dei più giovani scrittori professionisti di fumetti di sempre.
Negli anni Cinquanta la crisi di vendite delle testate supereroistiche. La Timely Comics inizia a navigare in cattive acque, mentre la casa editrice concorrente, la DC Comics vende bene grazie a Superman, Batman e il resto della Justice League.
L’editore Martin Goodman, all’epoca il capo di Lee, deciso a correre ai ripari, gli chiede di inventarsi un nuovo gruppo di supereroi analogo a Justice League della casa editrice concorrente.
Goodman chiede a Lee un fumetto “con un sacco di azione, un sacco di scene di lotta, non troppo dialogo”. “I nostri lettori non amano molto i dialoghi. Non usare paroloni, non sono un granchè col vocabolario. Basta concentrarsi sulle scene di combattimento: questo è quello che piace”, spiega Goodman a Lee.
Quest’ultimo in cuor suo vorrebbe una maggiore caratterizzazione dei suoi personaggi, non solo scene di combattimento. Nella convinzione di essere arrivato ormai ad un punto morto della sua carriera, quella sera torna a casa particolarmente frustrato ed esprime alla moglie il desiderio di smettere con il lavoro da fumettista per cercare qualcos’altro da fare.
“Perché non fai un albo come vuoi farlo tu? Il peggio che possa accadere? Ti licenzierà, ma tu vuoi comunque lasciare… almeno l’avrai fatto a modo tuo!”. È il consiglio della moglie. Lee lo segue.
Quell’albo ancora oggi viene ricordato per aver cambiato la storia del fumetto. I Fantastici Quattro.
Una storia fatta non solo di scene di combattimento, con quattro personaggi ognuno con una propria personalità.
Una storia con protagonisti personaggi nei quali il lettore può personalmente rispecchiarsi, fatti di “carne e sangue, con i loro difetti e le loro fissazioni, fallibili, grintosi e, cosa più importante di tutte, anche nelle loro coloratissime sembianze da supereroi dotati ancora di piedi d’argilla.” Un’autentica rivoluzione rispetto all’ideale di supereroi dell’epoca.
È il 1961, la casa Timely cambia nome in Marvel Comics, e Stan Lee ne scala le vette fino a diventarne presidente.
Grazie al successo dei Fantastici Quattro, la carriera di Stan cambia completamente.
Lee e gli illustratori della Marvel cavalcano l’onda, producendo in pochi anni immediatamente successivi una moltitudine di nuovi titoli: nascono Hulk (1962), Thor (1962), Iron Man (1963) e gli X-Men (1963) dalla collaborazione con Jack Kirby, Devil (nell’originale Daredevil, 1964) con Bill Everett e il Dottor Strange (1963) con Steve Ditko, dalla cui collaborazione nasce anche il personaggio Marvel di maggior successo, l’Uomo Ragno, nel 1962.
Questi personaggi reinventano il genere supereroistico. Prima di Lee i supereroi erano persone idealmente perfette senza problemi e senza difetti: Superman era così potente che nessuno avrebbe potuto ferirlo; Batman era un miliardario nella sua identità segreta. I supereroi di Stan invece sono persone comuni che, per caso, acquisiscono poteri soprannaturaIi. Hanno un brutto temperamento, appaiono malinconici e sono vanitosi e avidi. Litigano fra di loro, sono preoccupati dai conti da pagare e dall’impressionare le loro ragazze, e qualche volta si ammalano pure. Personaggi in cui i lettori riescono molto più facilmente ad immedesimarsi. In quegli anni, questo modo di concepire i comics è impensabile, il merito di Lee sta nell’averci pensato.
Il pubblico si innamora subito dei personaggi di Stan Lee, quei supereroi resi vivi da emozioni, problemi, insicurezze.
Lee porta la vita, la normalità, la quotidianità nei fumetti. Trasforma l’industria dei comics in arte. Traghetta il mondo dei fumetti da intrattenimento di nicchia per bambini a cultura di massa.
A partire dal 1967 i suoi personaggi cominciano a sbarcare sui piccoli schermi e successivamente nelle sale.
Muore il 12 novembre 2018, a 95 anni, a Los Angeles, poco più di un anno dopo la moglie Joan Clayton, modella di origini britanniche sposata nel 1947 appena sei settimane dopo il loro primo incontro, giusto il tempo che lei divorziasse dal precedente marito.
Joan fu fonte di ispirazione per quasi 70 anni del famoso creatore di casa Marvel. Senza di lei il suo celebre marito avrebbe intrapreso strade molto diverse da quelle che l’hanno portato ad essere uno dei personaggi più influenti del fumetto e, di conseguenza, della cultura pop americana.
“Se non fosse stato per Joan, non sarei qui seduto. Sarei fuori a chiedere: Hey, hai un nichelino?”, ha riconosciuto il papà dei Fantastici Quattro, Iron Man, Hulk, gli X-Men, Spider-Man e di tanti altri supereroi della Marvel che oggi fanno parte della nostra vita.
Eh ma, Stan Lee è nell’albo dei miei miti 😉
Love it!
Interessante e bellissima storia di quando una moglie è pungolo e stimolo a stimolare il marito ad emergere nella vita lavorativa. Buona serata!
Buona serata anche a te 😁
è conosciuto anche come “The Man” (L’Uomo) e “The Smilin” (Il Sorridente)…
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Storia molto bella e grande il suo riconoscimento alla moglie!
Great post! Iron Man and Thor are my two favorite characters from childhood! Blessings and Peace!
🙏😁
Stan Lee e Jack Kirby sono gli elementi chiave che ha permesso il successo della Marvel. Già che ci sono, ti faccio la domandona da un milione di dollari: Marvel o DC?
DC, tu? 😁