
25 dicembre 1937. Allo stadio londinese di Stamford Bridge si gioca il derby di Natale Chelsea-Charlton Athletic.
Durante l’incontro calcistico la nebbia diventa sempre più fitta al punto che i giocatori faticano a riconoscersi la punta del naso. All’inizio del secondo tempo diventa così spessa che dopo dieci minuti l’arbitro è costretto a sospendere il match.
Il direttore di gara fischia (forse in modo troppo debole), i giocatori delle due squadre raggiungono gli spogliatoi e le tribune si svuotano. A poco a poco in campo e sugli spalti non rimane nessuno. O almeno così sembra… perchè, in realtà, non tutti abbandonano il rettangolo di gioco.
Sam Bartram, il ventitreenne portiere del Charlton Athletic, non sente il fischio dell’arbitro e non vede i compagni dirigersi verso gli spogliatoi. La nebbia che si addensa tra lui e la metà campo è talmente impenetrabile che il giocatore non si accorge di quanto sta accadendo in campo e sugli spalti. Perciò rimane sul terreno di gioco, tra i pali della porta, solo, immobile, nell’ovattato silenzio circostante, avvolto dalla fitta foschia, per mezz’ora, nella convinzione che la partita sia ancora in corso.
Ad avvertirlo un poliziotto impegnato in un giro di ricognizione che, accortosi della presenza del povero portiere tra i pali, gli urla esterrefatto:
”Ehi, ehi tu! Ma che ci fai ancora lì? Non vedi che se ne sono andati tutti?“
Così, Bartram, piuttosto interdetto, rientra negli spogliatoi dove trova i compagni, ormai già lavati e rivestiti in giacca e cravatta d’ordinanza, ad accoglierlo tra fragorose risate.
Anni dopo, nella sua biografia, a proposito di questo episodio il portiere del Charlton Athletic dichiara:
“Il Charlton Athletic di quell’epoca proponeva un gioco particolarmente offensivo. Mi capitava spesso di non toccare palla per lunghi tratti nell’arco di una partita. Così, quel giorno, credevo che i nostri attaccanti avessero preso d’assalto la porta del Chelsea non certo che se ne fossero andati dal campo, insieme ai nostri avversari. Me ne stavo semplicemente lì, nella nebbia, aspettando di esultare per un nostro gol e, se non fosse stato per quel poliziotto, chissà quando mi sarei accorto dell’accaduto.”
Questo episodio, dallo stile fantozziano, non impedirà a questo ragazzone dallo sguardo da scavezzacollo e il fisico scolpito nelle miniere dove lavorava prima di diventare calciatore,
di sviluppare una carriera radiosa: uno dei più grandi protagonisti del calcio inglese degli anni ’30 e ’40, Sam Bartam ha trascinato il Charlton Athletic, l’unica squadra di cui ha vestito la maglia nella sua più che ventennale carriera, al punto più alto della sua storia vincendo una storica FA Cup nella stagione 1946-1947.
Nel 2005, in occasione dei festeggiamenti per il centenario del club, il Charlton lo ha omaggiato con una scultura di bronzo alta quasi tre metri posta all’entrata della The Valley, lo stadio che per oltre vent’anni lo ha visto protagonista.
Grazie di questa meravigliosa quanto curiosa storia. Che esempio di attaccamento al proprio ruolo e alla propria maglia, ma che burloni i suoi compagni…..
Grazie 🙏😁
Mi ha ricordato, seppure in un contesto completamente diverso, Hiroo Onoda, l’uomo che non “si era accorto” che la guerra era finita.
Bella storia, non la conoscevo.
🙏😁
mamma mia che figura xD
😂
Ho pensato subito alla partita a tennis Fantozzi contro Filini! 😂😂
Comunque, scovi sempre storie incredibili… 😀
😂😂😂
Grazie 🙏😊
buona giornata 🙂
Grazie, anche a te 🙏😁
😉
una vicenda curiosa e divertente
In tutto ciò la cosa davvero triste è che i compagni non si siano resi conto della sua assenza negli spogliatoi… bah
I bravi portieri difendono sempre la porta. Anche nella nebbia. A me successe una volta nel Nord Italia. Andai a vedere il penultimo spettacolo al cinema. Al termine della proiezione del film uscii dalla sala e mi ritrovai nella nebbia: non si vedeva nulla, solo quella sorte di colore lattiginoso. E in quel moento, cosa che abitando giù non mi era mai successa, non saevo se andare a sinistra o a destra o frontalmente dal’altra parte della strada, ammesso che ci fosse. Pensai, è un sogno. E mi inoltrai nella notte di chissà quale mondo.