L’urlo di Munch: Storia e significato di uno dei quadri più famosi al mondo

L’urlo di Munch

«I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura…E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura». Edvard Munch descrive così, ai tempi, le sensazioni che lo spingono a dar vita al quadro “L’Urlo”. Seppur motivata da una profonda angoscia personale, questa opera è riuscita ad attraversare i secoli e la storia dell’arte.

Se si dovesse stilare un’ipotetica lista dei quadri più evocativi e conosciuti al mondo L’urlo di Edvard Munch sarebbe sicuramente tra questi. Skrik, questo il titolo originale dell’opera, conta quattro versioni del medesimo e celebre soggetto: una figura che, urlando, trasmette angoscia e agonia mentre il mondo intorno a lui si deforma e diventa partecipe dei propri distruttivi sentimenti.

L’opera si configura come una delle più vivide icone culturali aventi come soggetto il malessere dell’Uomo.

Il significato dell’Urlo di Munch

Angoscia, disperazione e smarrimento sono alcuni dei sentimenti più negativi ad aver condizionato la vita di Edvard Munch, scandita dalla pittura e dal malessere che tentava di esorcizzare tramite essa. L’urlo è la somma di tutti questi sentimenti che travalicano il singolo e diventano collettivi: L’urlo infatti non riguarda soltanto Munch ma abbraccia un soggetto molto più grande, ossia l’intera umanità.

L’urlo emesso dalla figura al centro racchiude quindi tutto il male di vivere che accomuna le persone di ogni luogo e dal quale Munch si sente particolarmente afflitto.

Dove vederlo

Dove è possibile ammirare oggi questo celeberrimo quadro? Grazie alla monumentale operazione di raccolta e archiviazione della grande produzione dell’artista norvegese è possibile trovare una delle versioni nel Museo Munch di Oslo.

L’opera è custodita al quarto piano della struttura con una sorveglianza di alto calibro per evitare di incorrere nuovamente in uno spiacevole episodio di furto come quelli accaduti al quadro nel 1994 – con soggetto la versione del 1893 – e nuovamente nel 2004 quando ad essere rubata fu quella del 1910. Fortunatamente in entrambi i casi le opere vennero ritrovate nel giro di poco tempo e solo per la seconda fu necessaria un’operazione di restauro per esporla nuovamente al pubblico.

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