Il 12 giugno 1942 ad Amsterdam, in Olanda, una ragazza compiva 13 anni e per l’occasione le venne regalato un diario.
Quella ragazza si chiamava Anna Frank e quel diario doveva essere il testimone e la futura memoria delle emozioni, degli avvenimenti, delle sensazioni di una comune tredicenne di quel tempo. Per fare ciò Anna si era inventata un’amica immaginaria a cui raccontare tutto il suo piccolo mondo giornaliero e le aveva dato anche un nome : Kitty.
Cara Kitty…
Così inizia il diario di Anna, che credeva e sperava di scrivere la normale quotidianità della sua vita ad un’amica, anche se solo immaginaria.
Ma così non fu, perché quel diario divenne nel tempo una delle opere più lette al mondo, per la sua testimonianza di un vissuto in clandestinità di una famiglia ebrea durante la seconda guerra mondiale e della tragedia della Shoah.
La scrittura di quel diario accompagnò Anna fino al 1 agosto 1944 e lei non finirà mai di scriverlo perché, deportata assieme alla sua famiglia, morirà di tifo nel febbraio del 1945 nel campo di sterminio di Bergen Belsen.
“La ricchezza, la bellezza, tutto si può perdere, ma la gioia che hai nel cuore può essere soltanto offuscata: per tutta la vita tornerà a renderti felice. Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore, a guardare fuori quando il tempo è così bello. Non le case e i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, saprai di essere puro dentro e che tornerai a essere felice.”
(1 agosto 1944, ultimo brano tratto dal Diario di Anna Frank)
Nel 2009, l’UNESCO ha inserito il “Diario di Anna Frank” nell’elenco delle memorie del mondo.