Storia e diffusione della birra, la bevanda alcolica più consumata al mondo

La birra non è solo la bevanda alcolica più bevuta al mondo, ma anche una delle più antiche. Le sue origini risalgono alla preistoria, ma nel corso dei secoli i sistemi di produzione e gli ingredienti sono cambiati più volte e la birra attuale è molto diversa da quella del mondo antico. Oggi la produzione e il consumo sono diffusi in tutto il mondo.

La produzione nel mondo

Il mercato della birra è dominato dalle grandi multinazionali, al punto che le 40 aziende più grandi coprono il 90% della produzione mondiale. Le due aziende più grandi in assoluto sono la Ab In Bev, con sede in Belgio, che possiede, tra gli altri, i marchi Budweiser, Corona, Stella Artois, Beck’s e Leffe; la Heineken, con sede nei Paesi Bassi, la quale, oltre all’etichetta che dà il nome all’azienda, ne commercializza molte altre, tra quali le nostre Moretti e Ichnusa.

Da alcuni anni è in corso una crescente diffusione dei piccoli birrifici artigianali, il cui numero è in aumento in tutto il mondo, Italia compresa.

Le origini della birra

Dove e quando è nata la birra? Le tracce più antiche sono attestate nell’attuale Iran circa 7.000 anni fa. Poiché molti cereali possono andare incontro a fermentazione spontanea, è probabile che la bevanda sia stata “scoperta” in maniera casuale, mentre si cercava il modo per immagazzinare i prodotti agricoli. In seguito la birra si diffuse tra i sumeri, che veneravano anche un’apposita dea, Ninkasi, e tra gli egizi. La birra dell’epoca, però, era molto diversa da quella attuale, perché non era aromatizzata con il luppolo, ma con spezie e frutti, che le conferivano un sapore dolciastro.

Anche i greci e romani conoscevano la birra, ma la consideravano una bevanda da barbari, perché era diffusa tra i popoli orientali e nordeuropei, e preferivano il vino. Più specificamente, negli anni di Roma iniziò la contrapposizione tra due metà dell’Europa, una settentrionale e orientale, che preferisce la birra, e una meridionale, nella quale prevale il vino.

Il Medioevo e la “scoperta” del luppolo

La divisione tra le due Europe perdurò nel Medioevo, nel corso del quale il consumo di birra aumentò significativamente nella parte settentrionale del continente. La bevanda era apprezzata sia per l’apporto calorico, sia perché era meno contaminata dai batteri rispetto all’acqua. Il consumo, però, diminuì drasticamente nell’area dove la birra era nata, il Medioriente, a causa dell’avvento dell’Islam che, come sappiamo, non ammette il consumo di alcolici.

In Europa, a partire dal IX secolo fu introdotta un’innovazione fondamentale: l’aromatizzazione con il luppolo. L’applicazione della scoperta fu lenta, tanto che sarà perfezionata solo quattro secoli dopo, ma si rivelò fondamentale. Il luppolo, infatti, non cambiò solo il sapore della birra, ma ne aumentò anche la conservazione. Esso, pertanto, rese possibile produrre birra per il consumo non immediato, il che consentì anche il passaggio dalla produzione casalinga a quella su scala più ampia, che avveniva soprattutto nei pub (in Gran Bretagna) e nei monasteri.

La birra in Italia

La birra era già consumata dagli Etruschi e nelle colonie siciliane dei Fenici diversi secoli prima di Cristo. Tuttavia, come abbiamo visto, al tempo di Roma perse di attrattiva e fino all’Ottocento il consumo fu assai modesto, a tutto vantaggio del vino.

Solo nel XIX secolo si assistette a un aumento dell’interesse per la birra, almeno nelle fasce più ricche della popolazione. La prima fabbrica italiana, la Wührer, fu fondata nel 1829 a Brescia da un birraio austriaco. Negli anni successivi nacquero altre aziende, tra le quali alcune tutt’ora esistenti, come Peroni e Menabrea, entrambe del 1846. Il consumo di birra, però, era molto più basso di quello del Nord-Europa.

Da alcuni decenni è in corso una crescita della domanda anche nel nostro Paese.

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